1. La strage nel suo quadro storico
Questo post e, se ci riuscirò, il resto del blog che seguirà sono partiti da un lungo thread su Twitter del giugno 2022, che a sua volta prende piede da ricerche in rete su tutto ciò che ha girato intorno alla strage della stazione centrale di Bologna del 2 agosto 1980, un argomento tragico che ha sempre suscitato in me uno sdegno e una rabbia indicibili.
In Italia il dibattito sulla strage è devastato dagli insabbiamenti e dalle reticenze sia della destra sia in generale dei corpi dello stato. Per questo mi sembra importante unirmi nel mio piccolo a tutte le voci di coscienza che si sono espresse su questo tema.
Quest’anno (2022) mi prendo un tempo lungo per scrivere un thread sulla strage del #2agosto1980 con lo scopo (utile chissà a cosa) di unire tutti i punti.
il mio motivo è che la bomba alla stazione spiega storicamente e politicamente il neofascismo e il suo ruolo in Italia.
il 6 aprile 2022 è arrivata una sentenza molto importante: in primo grado è stato condannato Paolo Bellini come quinto esecutore materiale.
Durante il processo è caduto il suo alibi e questa è la vera novità, che chiude per sempre il mantra dei neofascisti armati:
“sono stato autore/trice di molti delitti e li ho rivendicati, ma non sono uno stragista infatti non l’ho rivendicato”
Il concetto, ripetuto in questo processo da Bellini, era stato coniato da Giusva Fioravanti anni e anni fa, ed è stato sempre il fulcro della loro difesa.
Bellini, come gli altri autori materiali della strage, ha sempre negato di trovarsi a Bologna quel 2 agosto alle 10:25, in quanto sarebbe stato in un altro luogo-Rimini- in partenza per le vacanze verso le Alpi.
Ma un filmino in super8 di un turista l’ha messo nei guai.
La moglie l’ha riconosciuto e, chiedendo scusa per averlo coperto (“non avevo idea della sua doppia vita”) per tanti anni, ha confermato che non era con lei al momento della strage ma più tardi, ore dopo.
Ma il processo non è stato importante solo per questo.
Nel corso del dibattimento sono emersi elementi finalmente chiari sul ruolo dei mandanti e della rete di protezione di cui hanno goduto.
A volere e finanziare la bomba sono stati i vertici di Propaganda 2, Gelli, Ortolani, con Mario Tedeschi e Federico Umberto D’Amato.
Non sono certo nomi nuovi, eppure proprio le protezioni piccole e grandi di cui hanno usufruito hanno permesso loro di morire senza essere mai stati condannati.
Una trama di depistaggi che parte dai carabinieri e finisce con un amministratore di uno strano condominio.
Per una ricostruzione adeguata di tutta la vicenda c'è bisogno di partire dal quadro di riferimento.
L'attentato di Bologna viene preparato per un anno e mezzo, fin dal febbraio 1979.
In quel momento storico e fino almeno al marzo 1981 il paese è governato dalla P2.
E cosa è la P2?
È il partito italiano della Nato, con la forma di una loggia massonica segreta.
Per tutti gli anni 70 la P2 ha costituito una formidabile macchina di potere che ha espresso vertici di forze armate, funzionari, magistrati e ministri.
E l'ha fatto coi soldi.
Una volta che hai il potere in Italia hai in automatico anche giornalisti, professori universitari, gente dello spettacolo, ecc.
Ma la base come detto viene dai soldi, e i soldi ce li hanno le mafie e le banche.
La P2 aveva ottime entrature in entrambi i mondi.
Era membro della P2 Stefano Bontade, ex capo di cosa nostra prima che Riina lo facesse fuori.
Per parlare dei legami tra massoneria, P2 e non, e ndrangheta ci vorrebbero libri, non tweet, ma in rete si trova un sacco di materiale.
Questi legami sono tanto più importanti perché da essi derivano gli intrecci con la finanza.
Il caso più eclatante, quello di Michele Sindona, il genio scemo che scala banche che devasta e poi si ammazza sbagliando la dose del veleno con cui voleva fare chissà che.
Ma molto più in sordina escono dall'Italia (e non solo, vedi Vaticano) ed entrano in Svizzera un sacco di soldi.
Da un conto della Ubs Gelli e Ortolani pagano lautamente organizzatori ed esecutori della strage della stazione.
Le prove vengono trovate nel 1982. Nel 1982.
Il legame operativo tra militanti di organizzazioni fasciste armate e P2 tuttavia si salda diversi anni prima.
C’è un magistrato, Vittorio Occorsio, che già nel 1972 istruisce un procedimento contro Ordine Nuovo per scioglierlo, attirando su di sé l’odio dei neofascisti.
È da questo momento che l’attività di Occorsio incontra una serie di nomi che cominceranno a ricorrere.
A partire da Mario Tedeschi, direttore de Il Borghese, uno dei dirigenti processati per Ordine Nuovo e oggi ritenuto coinvolto nella strage della stazione di Bologna.
Nel 1975 Occorsio indaga su alcuni sequestri di persona, imputati ai marsigliesi, che ritiene legati non ai soldi ma alla strategia della tensione.
Uno dei sequestrati è Amedeo Ortolani, figlio di quell’Umberto Ortolani imprenditore, finanziere, sodale di Gelli nella P2.
Anni più tardi il pentito della Magliana Antonio Mancini confermerà la tesi di Occorsio, rivelando che il sequestro era finto e serviva ad allontanare da Ortolani il sospetto di collusioni in quella zona grigia tra affari, massoneria e malavita organizzata.
Aprile 1976: Occorsio si concentra proprio sulla P2. È il primo magistrato ad occuparsene.
Indaga sul collegamento tra la loggia, il servizio segreto militare ed il neofascismo (legame fino ad allora segnalato solo da giornalisti e collettivi di contro informazione).
Neanche tre mesi più tardi viene ucciso.
L’omicidio viene rivendicato direttamente in loco da Ordine Nuovo, per via del processo di cui si parlava prima.
L’esecutore è Pierluigi Concutelli, una delle figure chiave di tutta la vicenda che porta alla stazione di Bologna.
Concutelli rappresenta l’anello di congiunzione tra i fascisti cosiddetti stragisti e quelli cosiddetti spontaneisti.
L’arma che uccide Occorsio gli viene fornita da Stefano delle Chiaie, fondatore di Avanguardia Nazionale coinvolto negli attentati del 12 dicembre 1969.
A seguito delle indagini sull’omicidio Occorsio viene operata un’ondata di arresti tra i neofascisti e nella primavera del 1977 viene preso Concutelli, la cui influenza sulle nuove formazioni di estrema destra sarà fortissima sia in termini di militanza che di contatti.
È sulle ceneri del Movimento Politico Ordine Nuovo di cui era il capo militare che sorge l’area di “Costruiamo l’azione” (CLA) e del suo braccio armato, il “Movimento Rivoluzionario Popolare” (MRP), fondati da Paolo Signorelli e Fabio De Felice insieme ad alcuni giovani:
Massimiliano Fachini, ex missino ordinovista molto legato agli esecutori materiali della strage di piazza Fontana; Paolo Aleandri, proveniente da Ordine Nero e poi coinvolto in diverse vicende con la banda della Magliana; Sergio Calore, ordinovista e bombarolo del MRP.
La formazione MRP infatti nel solo maggio 1979 compie ben sei attentati con esplosivi presso varie sedi istituzionali.
Sono loro i nuovi stragisti, benché non uccidano nessuno, talvolta per un colpo di pura fortuna.
In quel folle mese Calore viene arrestato da Mario Amato.
Viene poi subito scarcerato e di nuovo arrestato il 17dicembre.
Stava scappando dopo l’omicidio di un ragazzo scambiato per l’avvocato che aveva fatto arrestare Concutelli.
Un omicidio che Calore aveva commissionato a Giusva Fioravanti, appena conosciuto in carcere.
Ecco la connessione.
Concutelli univa tutti, poiché da un lato godeva del “prestigio” presso i giovani (che formeranno i Nar) del militante che fa le cose in prima persona, dall’altra era nella massoneria, era a contatto con la criminalità organizzata, in carcere contava.
Il punto però non è sovrapporre tutto e creare una teoria unificante forzata.
Esisteva la connessione, era persino incarnata, ma ciò non significa che tutti fossero d’accordo.
L’ex Nar Walter Sordi lo spiega perfettamente in una deposizione.
https://open.spotify.com/episode/7eiyNQrbqUl8BH3ERGivDO?si=Ejp8ezWdQPmnmyVJ37XdiA
E non solo.
Sordi fa emergere uno dei temi centrali: di come Giusva Fioravanti al di là della posa di rivoluzionario puro fosse invece sempre disponibile a fare cose che non rientravano nella visione della sua “comunità”.
In particolare gli omicidi Pecorelli e Mangiameli.
La testimonianza di Sordi appare centrale nella ricostruzione di un’intera parabola politica e terroristica.
Spiega perfettamente la geografia dei gruppi di destra e il processo con cui sia loro di Terza Posizione che “gli stragisti” sono poi gravitati intorno ai Nar.
E parla di Gilberto Cavallini, insieme a Sordi nei Nar, come fonte diretta di informazioni su Costruiamo L’Azione/MRP da cui proveniva e si era poi distaccato.
Sordi dice che secondo Cavallini questi gruppi erano praticamente diretti dalla P2, attraverso Paolo Aleandri.
Parla di come, negli ambienti di Terza Posizione (Nistri) e dei Nar stessi (Giorgio Vale), fosse risaputo che era stato Giusva Fioravanti a compiere l’omicidio di Mino Pecorelli, il giornalista spione che aveva saputo qualcosa di troppo su certi legami tra politica e P2.
Anche qui, il punto non è stabilire se tutto quello che dice Sordi è vero.
Conta il quadro.
E il quadro ancora una volta dice che nella seconda metà degli anni 70 in Italia il partito della Nato ha sfruttato la sua parte fascista armata per la sua strategia politica.
Per molto tempo la vulgata generalista ha voluto dipingere la strage della stazione di Bologna come un fatto avulso dal contesto, accogliendo persino l’ipotesi di improponibili piste internazionali e di innocenza di Fioravanti e soci
(segno che i depistaggi funzionano).
il problema a mio avviso è che le categorie politiche con cui si legge la strategia della tensione degli anni sessanta non coincidono con quelle che funzionano per una strategia simile ma non uguale.
Nella prima si cercava il colpo di stato militare, nella seconda no.
Certo la manovalanza era sempre fascista e direi anche i mandanti tutto sommato.
Ma al secondo giro si decide di puntare sul meccanismo democratico, perché una volta corrotto e depauperato non costituisce più un pericolo.
La P2 ricattava. Aveva i ministri. Governava così.
Ma non solo un governo istituzionale.
Ha governato anche il territorio con la criminalità organizzata, che era una chiave ineludibile.
E dove non bastava con gli omicidi ad opera dei fascisti e per chiudere il cerchio con la strage più efferata di sempre in Italia.
Un altro elemento che mi preme mettere in luce è che non è vero che tutto questo costituiva - né costituisce - un mistero.
Intanto se i membri della P2 sono per lo più noti dal ritrovamento delle liste (marzo 81), esistenza e influenza della loggia erano note da tempo.
Abbiamo visto che già nel 1976 Occorsio, non certo mosso da furore ideologico, aveva intuito e indagato sulla P2 e tutte le sue connessioni.
Era passato solo un anno da quando Sindona aveva fatto iscrivere Roberto Calvi, al vertice del banco ambrosiano, alla loggia.
Abbiamo visto che già nel 1976 Occorsio, non certo mosso da furore ideologico, aveva intuito e indagato sulla P2 e tutte le sue connessioni.
Era passato solo un anno da quando Sindona aveva fatto iscrivere Roberto Calvi, al vertice del banco ambrosiano, alla loggia.
Nella prima metà degli anni 70 l’attività di Sindona era già nota, sia nel mondo della finanza che per gli inquirenti.
Dagli Stati Uniti erano arrivati rapporti che lo collegavano direttamente al traffico della droga e alla mafia, di cui gestiva cospicue somme di denaro.
Sindona non era un personaggio misterioso anzi era un volto noto, stava sui giornali e in tv, e tutti sapevano cosa faceva e con chi.
La sua era una scalata ai vertici del capitalismo italiano, dentro una cordata palese di interessi economici e politici. Niente di occulto.
Giova riprendere il concetto: la P2 era il partito della Nato in Italia, e malgrado la sua componente finanziaria stesse conducendo una battaglia di potere, il focus era comunque ideologico.
Questi personaggi erano furiosamente anticomunisti, si vedevano come argine.
Erano legati alle dittature sudamericane, al regime di Franco ancora in piedi, finanziavano gli avversari dei regimi dell’est europeo e, non ultimo, avevano il controllo dell’area bombarola dei fascisti italiani.
Chiunque abbia provato a fermarli, fino al 1980, è morto.
Abbiamo già visto Occorsio nel 1976.
Poi tocca alla banca d’Italia, rea di aver messo il naso nei loro affari: prima vengono costretti alle dimissioni i suoi vertici sulla base di un’accusa (rivelatasi anni dopo infondata) portata avanti dal giudice istruttore Alibrandi.
(Alibrandi è un membro in vista della magistratura romana, ma è anche un ex militante del Fuan Caravella, e soprattutto il padre di Alessandro, assassino di Walter Rossi nel 77 poi cofondatore dei Nar e sodale della banda della Magliana, ucciso nell’81 dalla polizia)
Nel luglio 79 un killer italoamericano di cosa nostra uccide Giorgio Ambrosoli, commissario della banca d’Italia liquidatore della Banca Privata Italiana di Sindona.
Ambrosoli indagò sul sistema Sindona per 5anni ma dopo le dimissioni di Baffi e Sarcinelli rimase isolato.
Nel giugno 80, poche settimane prima della bomba della stazione, i Nar uccidono a una fermata del bus Mario Amato, il magistrato che stava indagando non solo sul gruppo di Fioravanti ma sui legami che questo aveva con la criminalità organizzata e con altri poteri.
Nella procura di Roma, “il porto delle nebbie”, Amato era isolato e attaccato dai suoi colleghi (in primis l’Alibrandi di cui sopra).
Esecutori dell’omicidio sono Gilberto Cavallini e Luigi Ciavardini, che risulteranno poi coinvolti direttamente nella strage di Bologna.
Il fatto è che, in modi diversi e per diverse vie, Occorsio, Ambrosoli e Amato avevano rilevato con prove ciò che molti sapevano da 4-5 anni, cioè che i neofascisti e la criminalità organizzata erano organicamente inseriti in un preciso disegno politico di potere.
Partendo da un punto di vista diametralmente opposto, l'ex ordinovista e stragista Vincenzo Vinciguerra spiega la lunga trama del partito italiano della Nato per stabilizzare il paese contro qualsiasi deriva contraria agli interessi atlantici.
https://www.youtube.com/watch?v=SHhlAvZ3qtc
Noi oggi sappiamo.
Non ci sono più misteri, e chi parla di misteri o è un cretino o ha degli interessi.
E sappiamo che nonostante il crack dell'Ambrosiano e il disvelamento della P2 il partito della Nato ha vinto, mutando faccia nel sistema delle tangenti degli anni 80.
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